A mio Padre

Mio padre è morto. Solo. Confuso. Ieri è stata la sua ultima sera passata in una squallida stanza di ospedale ucciso dall’incuria, dalla totale mancanza di empatia e circondato dal più manifesto menefreghismo. Mio padre non ha mai avuto neanche una febbre nella sua vita: dotato di una resistenza formidabile nonostante i suoi 95 anni è entrato sano in ospedale per una microfrattura al femore ed è stato devastato dalle attese interminabili che lo hanno riempito di piaghe, gli hanno rovinato i polmoni, lo hanno costretto a cure invasive e dolorose, allo sfinimento, a non volersi nutrire e, dulcis in fundo, infettato dal covid, a morire. E, lui che aveva sempre freddo, è stato messo nudo in un sacco nero che non si riaprirà neanche per l’ultimo saluto. Quando un genitore raggiunge un’età importante un figlio comincia a prepararsi al distacco per poterne accettare la scomparsa ma così no: io non riesco ad accettare che mio padre sia stato ucciso da una sanità malata e insensibile che ha fatto dell’indifferenza una normalità quotidiana.

Ciao papà e, quando la vedi, salutami la mamma.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *